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DOV'E' FINITA LA COPPIA?

Squilla il telefono, rispondo.

Clara, una donna di 40 anni, chiama perché non ce la fa più, litiga sempre con il marito Paolo. “I litigi sono iniziati dopo che ho scoperto che mio marito mi tradiva con la sua collega, all'inizio l’ho perdonato ma poi il risentimento e la gelosia hanno preso il sopravvento e ora non ce la faccio più! Ho chiesto a Paolo se ha voglia di provare a farci aiutare in un percorso di coppia, lui ha accettato e quindi eccomi qui!”.

Questo è l’esempio di una telefonata che spesso come psicologi riceviamo e che rappresenta un possibile incipit per l’inizio di una terapia di coppia.


Le domande che ci portano le coppie all'apparenza possono sembrare molto diverse ma in realtà spesso si assomigliano e vanno nella direzione di far durare una situazione descritta come intollerabile e che non ha nessun imperativo d’esistenza. La base logica della coppia, in effetti, è quella di fondarsi su un’esperienza positiva e sul desiderio di prolungarla per sempre. Ma non è sempre così…


La coppia rappresenta un miscuglio, un collage costituito da frammenti eterogenei portati da entrambi i partner. Il reale problema della coppia non felice è il rifiuto di vedere che la coppia è una stampella necessaria, ma imperfetta nell'identità individuale. Gli attributi più importanti di una coppia, non sono gli attributi conferiti dal simbolismo tradizionale, come il fidanzamento, il matrimonio ecc ma altre caratteristiche che possedeva già molto prima.

E quali sono queste caratteristiche?

Prima di tutto due individui che scoprono di avere l’uno per l’altro un'affinità specifica, un particolare modo di stare insieme che li rende unici. Uno dei criteri essenziali della coppia è la credenza dei partner nell'esistenza di un legame reale e durevole tra loro, legame che sembra preesistere al loro incontro poiché, così appare a loro, essi non lo costruiscono, lo scoprono.

Quando due persone si incontrano iniziano a viversi e a descriversi come coppia. Questo passaggio introduce un elemento nuovo, una coppia, un “terzo” nelle loro vite a cui si riferiscono in modo implicito nei discorsi e nel loro vivere quotidiano.

Un altro aspetto che caratterizza la coppia è che questa nuova dimensione crea un sistema a due in cui gli altri sono esclusi.


Come accennavo poche righe più sopra, la maggior parte delle coppie che richiede una consulenza sembrerebbe aver smarrito questo “terzo” relazionale, quell'idea di coppia che ha permesso nel corso degli anni di dare un potere magico al rapporto, che va al di là della semplice convivenza di due individui. Quando il “terzo” di coppia è accessibile, il lavoro terapeutico andrà nella direzione del considerare il rapporto alla luce di questo “terzo”. Fatto questo, si potrà osservare con la coppia se desiderano far rivivere questo terzo e se possono restituirgli la fiducia ed entrare così in un nuovo ciclo di coppia insieme.


Il "terzo" però va alimentato e co-costruito da ciascun partner.

La letteratura ci dice che esistono quattro principali fattori che minano la durata di una relazione di coppia:

1. Criticare. Può accadere che i partner usino questa modalità per sfogarsi e dar voce alle cose che non vanno bene, riconducendo i problemi ai difetti caratteriali dell’altro.


2. Disprezzare. I partner che provano disprezzo agiscono con superiorità, sottolineando e marcando spesso le proprie critiche.


3. Stare sulla difensiva. Una delle modalità di comunicazione più difficili da sradicare è quella in cui i partner si pongono sulla difensiva, assumendo a volte anche il ruolo di vittima innocente.


4. Fare ostruzionismo. Spesso i partner quando litigano riducono al minimo le risposte verbali, distogliendo lo sguardo o addirittura scappando via. Questo tipo di comportamento esclude completamente il partner che si trova a dover fare i conti con un muro di pietra.


Stare alla larga da questi atteggiamenti permette alla coppia di crescere ed evolvere insieme. Però, ciò che distingue le coppie felici, esperte nello stare in relazione, dalle coppie infelici, che nella loro relazione combinano molti guai, è che le prime sono capaci di riparare, hanno imparato nel corso del tempo a disinnescare, non trasformando ogni discussione in una lotta di supremazia. E inoltre fanno buon uso di quelle vengono chiamate le "interazioni positive", soprattutto nelle situazioni conflittuali.


Mi piace pensare che una relazione solida è come una grande casa: le fondamenta, ciò che sorregge tutto, sono rappresentate da fiducia e impegno. La fiducia si riferisce alla consapevolezza di entrambi i partner che l’altro rimarrà al suo fianco anche nelle situazioni più difficili. Si fonda sulla scelta di un partner che possa esserci per l’altro, non 24/24h, non in modo perfetto, ma quanto meglio e più spesso possibile. L’impegno invece fa riferimento alla lealtà, all'essere affezionati al proprio partner più che a chiunque altro, alla capacità di donare e donarsi, con la consapevolezza dei propri limiti come essere umani.


La casa successivamente viene costruita e arricchita insieme partendo per esempio dall'importanza fondamentale che ha il conoscere sufficientemente bene il mondo interiore dell’altro in modo tale da poter evolvere insieme. Negli anni poi la relazione dovrà dare credito al "conto corrente emotivo" attraverso apprezzamenti e ammirazione che devono essere condivisi il più possibile, in modo da avvicinare l’altro e non allontanarlo. Una parola carina in più non guasta mai.

Nella vita di coppia i conflitti fanno parte dello stare in relazione ma bisogna imparare a saperli gestire, evitando il più possibile di cadere in quegli errori che ho descritto prima. Infine è necessario tenere bene a mente che all'interno della coppia esisteranno sempre due individui, con i propri sogni, speranze, aspirazioni e obiettivi. Rispettarsi e supportarsi vicendevolmente aiuterà a creare relazioni pressoché indistruttibili.


BIBLIOGRAFIA


-“Uno e Uno, fanno tre. Quale psicoterapia per la coppia di oggi" P. Caillé, 2007


-“Dieci principi per una terapia di coppia efficace", J. Gottman, J. Schwartz Gottman”, 2017


Dott. Andrea Algeri


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