Nell'epoca moderna l’essere umano è alla ricerca di un fondamento essenziale ed irrinunciabile: essere cosciente del proprio valore, di ciò che è in grado di fare, di valere come essere umano e di essere consapevole della propria dignità.
La domanda che spesso ci facciamo è: “vado bene così come sono?” Questa domanda risponde ad un concetto fondamentale nella vita di ogni essere umano: l’autostima.
L’autostima rappresenta l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di sé stesso.
Tre elementi fondamentali ricorrono costantemente in tutte le definizioni di autostima:
· La presenza nell'individuo di un sistema che consente di auto-osservarsi e quindi di auto-conoscersi.
· L’aspetto valutativo che permette un giudizio generale di sé stessi.
· L’aspetto affettivo che permette di valutare e considerare in modo positivo o negativo gli elementi descrittivi.
L’autostima si colloca al di sopra di tutti i sentimenti: essa ci permette di valutarci e regolare di conseguenza i nostri sentimenti, giudicando se per noi sono accettabili. Se questi sentimenti sono accettabili allora potremo esprimerli senza paura, se invece non lo sono, il meccanismo spontaneo che ne deriva è quello di nasconderli, trattenerli. Il processo di identità è strettamente connesso con l’autostima che affonda le sue radici sui pensieri e le immagini che la persona ha di sé stessa, permettendo così di comprendere sé stesso e il mondo circostante.
Il mondo interiore e personale dell’individuo passa attraverso il suo senso di valere, per sé e per gli altri in un rapporto di continuo riconoscimento relazionale. L’immagine, l’idea e le emozioni che formano l’autostima di un individuo sono un’espressione del valore che egli si attribuisce.
L’autostima rispecchia quella capacità di relazionarsi con sé stesso che l’essere umano impara nel contesto dello stare insieme con le persone per lui significative. Il sense of self, la sensazione del proprio sé, come dice D. Stern, rappresenta la forza fondamentale nello sviluppo della propria identità. È l’emozione della propria unicità che permette all'individuo di esplorarsi ed esplorare l’altro.
Come esseri umani viviamo nelle relazioni sociali, all'interno di contesti diversi che affrontiamo quotidianamente nelle nostre vite. Stare bene con sé stessi è estremamente funzionale nel sapersi poi rapportare in modo costruttivo e positivo con gli altri.
Un teologo e mistico vissuto nel 1657 certo Agostino Baker affermò: “la stima di sé stessi, l’indipendenza nel giudicare, la forza di volontà sono i tre requisiti indispensabili e fondamentali per avere l’autonomia intellettuale. La negazione di sé stessi è un male da evitare, mentre si deve accettare il suo opposto amore per sé stessi, accettazione e contentezza di sé “. L’autostima rappresenta quindi un grande nutrimento per il nostro benessere psicologico, che va osservato e alimentato costantemente nel corso della nostra vita.
Virginia Satir, pioniera nel campo della Terapia Familiare, era solita utilizzare l’immagine di una pentola per descrivere il concetto di autostima. “Di cosa è piena la pentola adesso? E quanto è piena?"
Ognuno di no ha la sua pentola, che può essere riempita di sentimenti di stima, positivi o negativi. Avere una pentola vuota significa essenzialmente comportarsi come se non esistessero sentimenti indesiderabili dentro di noi.
Ci vuole una buona dose di autostima per riconoscere i nostri sentimenti più negativi. È importante però ricordare che anche le persone con un’autostima alta possono sentirsi giù. La differenza è che quelle persone non si catalogano indegni e non fanno finta che i loro sentimenti più cupi non esistano. Né proiettano i loro sentimenti su qualcun altro. Sentirsi giù è una cosa naturale di tanto in tanto, fa una grande differenza se una persona condanna il proprio sé o vede questo tempo “basso” come una condizione umana che bisogna affrontare.
Come possiamo alimentare la nostra autostima e riempire quindi di tanto in tanto la nostra pentola?
1. Eliminare le credenze negative rispetto ad alcuni pensieri, modi di essere e comportamenti;
2. Ridurre le critiche negative interne, limitando la colpevolizzazione o i giudizi su noi stessi e al contrario incrementare il dialogo positivo con sé stessi, utilizzando la propria voce interiore. In altre parole, se noi per primi inviamo dei messaggi positivi alla nostra mente, è molto probabile che le auto percezioni possano migliorare;
3. Modificare i nostri standard cognitivi: ponendosi delle aspettative troppo alte si rischia di non essere preparati o all'altezza delle richieste attese e quindi di influenzare il nostro modo di percepirci;
4. Vivere e assaporare maggiormente le piccole cose del nostro quotidiano può aiutarci a valorizzare noi stessi.
Voglio concludere con un testo scritto da V. Satir che rappresenta una sorta di manifesto dell’autostima, intitolato “la mia dichiarazione di autostima”.
“Io sono io.
In tutto il mondo non c’è nessun altro esattamente come me. Ci sono persone che hanno alcune parti come me, ma nessuno equivale esattamente a me. Perciò, tutto ciò che esce da me è autenticamente mio, perché io solo l’ho scelto.
Mi appartiene tutto di me, il mio corpo, con tutto ciò che fa; la mia mente, con tutte le sue idee e i suoi pensieri; i miei occhi, con le immagini di tutto ciò che contemplano; i miei sentimenti, qualsiasi essi siano: rabbia, gioia, frustrazione, amore, delusione, eccitazione; la mia bocca e tutte le parole che ne escono: educate, dolci o aspre, corrette o scorrette; la mia voce, sonora o delicata; e tutte le mie azioni, siano esse verso gli altri o verso me stessa.
Mi appartengono le mie fantasie, i miei sogni, le mie speranze, le mie paure.
Mi appartengono tutti i miei trionfi e successi, tutti i miei fallimenti ed errori.
Poiché mi appartiene tutto di me, sono in grado di familiarizzare intimamente con me stesso. Facendo ciò sono in grado di amarmi e di essermi amica in tutte le mie parti. Posso allora far sì che tutto di me lavori per il mio migliore interesse.
So che ci sono degli aspetti di me che mi sconcertano e altri aspetti che non conosco. Ma finché mi sono amica e mi amo, posso coraggiosamente e con speranza cercare le soluzioni ai rompicapo e i modi per scoprire di più su me stessa.
Comunque io sembri, qualsiasi cosa io dica o faccia e qualsiasi cosa io pensi in un dato momento, sono io. Questo è autentico e rappresenta dove sono io in quel momento.
Quando rivedo più tardi come sembravo, cosa ho detto, come ho pensato e sentito, certe parti possono risultarmi sconvenienti. Posso scartare ciò che mi risulta sconveniente e tenere ciò che si dimostra adatto e inventare qualcosa di nuovo al posto di ciò che ho scartato. Sono in grado di vedere, sentire, emozionarmi, pensare, dire, fare. Ho i mezzi per sopravvivere, per stare vicino agli altri, per essere produttivo e per dare senso e ordine al mondo esterno, alla gente e alle cose fuori di me.
Io mi appartengo e, perciò, posso progettarmi.
Io sono io e sono ok.”
BIBLIOGRAFIA
-“In famiglia come va? Vivere le relazioni in modo significativo”, V. Satir, 2005
-“Posso essere felice”, W. H. Ulrich, 2019
Dott. Andrea Algeri
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